Il 7 e l'8 aprile Alice di Giovanna Velardi al Montevergini è stato un grande successo.
Personale per la Velardi - che si è misurata con una messa in scena più complessa riuscendo a restituire unitarietà di stile e significati ad un ensamble di sette bravi interpreti, per il pubblico che ha partecipato numeroso e ha espresso adesione e gradimento con ripetuti e prolungati applausi , per l'attenzione e il positivo giudizio della stampa e degli addetti ai lavori.... Ma anche perchè la nuova creazione della Velardi è un ottimo spettacolo in cui i linguaggi della scena si fondono in intenso quadro coreografico che esprime pienamente l'originale ricerca dell'autrice.
Al di la del plauso per lo spettacolo, l'Alice di Giovanna significa molte cose:
Due serate di quasi esaurito in una città come Palermo in cui il "fare cultura e teatro" è diventato un'impresa tanto rischiosa da aver compromesso il sistema dell'offerta culturale in una città che sino a qualche tempo fa si proponeva come centro culturale del Mediterraneo.
Il superamento del luogo comune del ritenere la danza, ancor più se contemporanea, un prodotto da nicchia, da cultori...... in sala c'era molta gente "comune" - grandi e giovanissimi ....
La possibilità di fare ancora e meglio teatro in un momento in cui la cultura sembra essere delegittimata sia nella sua funzione, sociale ed economica, che nel suo valore di bene condiviso e inalienabile di una cittadinanza e di un Paese.
Che l'investimento nella ricerca originale , benchè le Istituzioni e gli enti preposti si sottraggano, riesce a realizzarsi attraverso nuove e innovative forme di progetto e collaborazione tra soggetti culturali "attivi ", come nel caso della rete culturale di Una danza in Sicilia.
La necessità di offrire le condizioni affinchè un artista, un interprete o un creativo, non debba "sempre" emigrare per fare il proprio lavoro, perchè "eccellenza" e la "italian style" non sono slogan ma la quantità di giovani che vanno in altri paesi perchè il nostro non offre prospettive, lavoro e tutela.
Che per identità culturale di un territorio, Regione e Paese si intende la storia, le tradizioni, la memoria ma anche e soprattutto quel contemporaneo che riesce a interpretare il presente nella consapevolezza delle proprie origini.
Quando uno spettacolo riesce a farsi interprete di qualcosa di più che l'espressione del suo autore e parla il linguaggio della sensibilità e del presente, sono sinceramente grato.... per questo auguro un buon "proseguio" e giusti riconoscimenti a Giovanna e a ogni interprete della sua Compagnia.
Aurelio Gatti
Aurelio Gatti
foto da IBI Danza/ CarloDiPaola
gi7-ve8 aprile
ass.ibi - giovanna velardi
alice's room
lo studio di alice
Adattamento,drammaturgia e coreografia giovanna velardi
Dario Tumminia, Emanuela Fenech,
e Franz Cantalupo - attore
musiche aavv
costumi dora argento
disegno luci danila blasi
Sostegni e Coproduzioni:
Regione Sicilia Assessorato ai beni culturali ed identità siciliana
Teatro Nuovo Montevergini (PA)
Centro Teatro danza (PA)
Stage Centro danza (PA)
“Armunia Festival degli Etruschi” Castiglioncello (LI)
Prendendo spunto da “Alice nel paese delle meraviglie” di L. Carroll, si indaga il contrasto tra il “potere” che si manifesta nell'oggi, incarnato da una regina, simbolo della borgesia desautorata ed una genuinità che è l'aprirsi alle molte possibilità di un mondo fantastico.
Alice sognante deve uscire dalla sua stanza per dare senso alla sua identità, si deve aprire al mondo interagendo con esso, attraverso l'ironia e la risoluzione del conflitto con
la regina, che rappresenta la regola, il super io, risolvendo tale conflitto
si apre ad un mondo reale.
La suddivisione di uno spazio tramite una rete metallica, la stanza di Alice,
lo spazio della regina in avant scene, che da il comando, due specchi a significare
lo sguardo di un individuo sull'altro, la sottomissione, la sfera
identitaria, i tanti pensieri di Alice, rappresentati da tanti Alice (danzatori
uomini e donne vestiti come lei), un attore bruco, il saggio, colui che svela
i codici, che anticipa l'accaduto, senza troppo svelare.
un contrasto tra potere e potenza, una scena polarizzata da due simboli,
norma e pratica di una relazione che è un possibile approccio con il
mondo.