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giovedì 10 luglio 2014

da Circuito Danza Lazio.....

Chi promuove la danza, ma è estendibile a tutto lo spettacolo dal vivo, chi pianifica un progetto culturale , avrebbe il dovere, prima di ogni altra cosa, di intessere una relazione intima e profonda con il luogo. Dovrebbe porsi, cioè, in una situazione di ascolto, tentare di percepire l’invisibile che sta dietro al visibile per entrare in contatto con l’essenza di quel piccolo contesto sul quale ha deciso di intervenire ... e soprattutto conoscere/sapere cosa ci va a fare.
Già, perché se la danza è il linguaggio che meglio di altri esprime lo spazio, anche  i luoghi chiamano, evocano, ci inseguono e, quando vogliono, sanno farsi scoprire, anche intimamente.
Gli antichi avevano compreso l’importanza e la complessità di questo processo al punto che nel mondo greco classico, la scelta del luogo dove costruire una nuova colonia era affidato all’ecista, personaggio a metà strada tra il condottiero, il sacerdote, il filosofo e l’architetto, il quale sapeva interpretare presagi, segni, narrazioni, semiologie dei luoghi, oltre che gli elementi geografici.
Ma la precisa identificazione di quest’idea di “essenza interiore” del luogo fu coniata dai latini con il Genius Loci (con le iniziali maiuscole perché trattasi pur sempre di una divinità, che con estrema semplificazione potremmo definire come lo spirito, il nume tutelare di ogni singolo luogo. 
 
Queste le suggestioni che hanno segnato il progetto del Circuito Danza Lazio...
promuovere la Danza a condizione di restituirla allo spazio
meglio se luogo, perchè come tale è sinonimo di comunità.
 
quale danza è importante,
non meno di quale luogo.