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giovedì 19 aprile 2012

Emma Scialfa con due lavori a Danza in Sicilia al Nuovo Montevergini






sa20 aprile

MOTOMIMETICO

A.S.V. Cercasi complici liberi per Zia Clotilde Party.

Concept / Coreografia collettiva / Testi / Sound / Costumi - Emma Scialfa, Pucci Romeo
Attori - Paola Mandel, Orazio Alba
Danzatori - Dominique Cavallaro, Alessandro Caruso, Giuliana Cocuzza, Simona Fichera, Silvia Filippi, Monika Gravagno,Melissa Gramaglia, Agata Messina
Dj set - MotoMimetico sound point a cura di Puccino e Scialfaust
Produzione - MotoMimetico - Majazé


do21 aprile
BOLERO
(Girare significa ritornare su se stessi, ripetersi - Marius Schneider)

coreografie e disegno luci Emma Scialfa
musiche eseguite da Trio Aptal – Giorgio Rizzo, Marco Corbino, Vassily Kakos
ideazione e creazione video Claudio Fausti con il contributo di Mercè Gost
danzatori Giuliana Cocuzza, Simona Fichera, Giada Scuderi
composer Maurice Ravel redfield/nordice rapresented by Durand s.a.

con il contributo e in collaborazione con
APTAL, Ass. Nuovo Mondo Teatro E. Piscator
Majazé – Magazzino Culturale


A.S.V. Cercasi complici liberi per Zia Clotilde Party.

Con il Contributo della Regione Sicilia, Ass. Turismo, dello Sport e dello Spettacolo.


Performance di danza - teatro, dj set, dance floor e torta.
Il progetto che stiamo sviluppando, punta allo scardinamento delle regole coreo-compositive storicamente date. Il nostro approccio non mira alla creazione di una performance unica e ripetibile bensì, alla creazione di eventi solitari nei quali i materiali, i suoni, i colori, gli odori, i sapori, i rimandi generativi tracciabili, creano una nuova grammatica verso la costruzione di dell’azione.
Zia Clotilde è quel personaggio/soggetto/fantasma che inseguiamo ma che non si fa irretire. Sguscia, attraverso segmenti di senso e rivoli possibili, perché sensibile a culture, odori, sapori, suoni; un’entità sinestetica che dipana l’azione attraverso la coreografia come mezzo e non come fine. ll suo viaggio continuo, dà luogo a miriadi di incontri che ne determinano il senso apparente solo nelle possibilità rizomatiche che la curiosità genera in infinite eventualità.
Zia Clotilde è un FORMAT. Un contenitore dove i differenti linguaggi confrontandosi, di volta in volta, attendono, ribaltano, costruiscono, nuovi pigli di composizione e dialogano fra loro.
Il centro non è l’ipotesi narrativa e/o affabulatoria quanto il suo puntare, senza un racconto «aprioristico», verso un “esterno” che vampirizza il personaggio che, a sua volta, elabora e non subisce.



BOLERO
Spettacolo commissionato dall’Ass. Nuovo Mondo alla compagnia MotoMimetico e presentato al Teatro Erwin Piscator di Catania in occasione della 24a rassegna di danza Nuovi Movimenti.
Bolero prende il via dalla celebre partitura di Maurice Ravel, brano universalmente noto, caratterizzato dalla struttura ossessivamente ripetitiva nel ritmo e nella melodia e dalla timbrica costruita secondo sovrapposizioni crescenti, che conducono la curiosità dell’ascoltatore a individuare con lo sguardo lo strumento che viene via via ad aggiungersi agli altri già interpellati.
La celebrità e la chiarezza del risultato sonoro non sembrano dare spazio a ulteriori parole. Maurice Ravel si nascondeva dietro un velo di semplicismo: «piccola cosa» diceva «più che altro un esercizio di orchestrazione». In effetti, la scrittura del Bolero è fortemente disarmante. Le caratteristiche di base sono facilmente riassumibili andando da un livello percettivo più generico a uno più particolare: ostinato ritmico, ripetizione ciclica della melodia, sovrapposizione progressiva del totale sinfonico, tonalità fissa e determinata di do maggiore, scansione accentuativa regolare, quindi nessuna sorpresa durante il percorso dell’ascolto se non la modulazione conclusiva strappa-applauso. Un meccanismo sonoro che non lascia proprio nulla da dire, come osserva Marco Buccolo nella sua analisi del Bolero, dal titolo Sul Bolero di Ravel. Cronaca di complessa semplicità. Nel rispetto della partitura di Ravel, della composizione originale e delle magistrali esecuzioni prodotte dal primo significativo debutto all’Opéra di Parigi nel lontano novembre del 1928, così come di tutte le creazioni coreografiche di grande fattura, abbiamo deciso di affidare l’esecuzione dell’opera in versione acustica al trio italo- greco Aptal, composto da GIORGIO RIZZO (flauto ney e percussioni darbuka, zarb, bendir, dumbek), MARCO CORBINO (chitarra acustica e fretless) e VASSILY KAKOS (tzouras, baglama). La rielaborazione è stata indirizzata verso una riduzione musicale per un trio di musicisti e un trio di danzatrici: una versione dell’opera meno imponente ma che costituisce una grande sfida sul piano dell’orchestrazione e della costruzione coreografica, come delle immagini affidate al regista romano CLAUDIO FAUSTI. Idea guida di quest’impresa è stata rintracciare una tensione dialettica tra riduzione all’essenziale e sviluppo delle radici espressive dell’opera: LA RIPETIZIONE, IL RITMO/RITO, LA MELODIA/TEMA.

Danza e bolero, un tentativo di leggerezza
La primordialitàLévi-Strauss direbbeil crudo” — è cercata nel Bolero di Ravel quasi con affanno. Lorchestrazione, come Ravel la concepisce per loperazione Bolero, è ridotta a un semplice fatto dimestiereche qualsiasi allievo compositore dovrebbe saper compiere. Quelmestiere, segno di sproporzione tra tecnicismo e idee fin troppo evidente per i maestri del Conservatoire che lhanno pluribocciato al Prix de Rome, è assunto da Ravel come punto di partenza: concentrando la propria azione sul suono piuttosto che sulla forma, egli ritorna allessenza degli elementi costitutivi della musica.
Questo è il senso ricercato anche nella nostra lettura. Lontana dalla costruzione coreografica come esercizio di stile e di composizione, “l’intenzione” vuol giungere all’osso della ricerca che Ravel ha affrontato componendo il Bolero, ovvero la ripetizione come simbolo e alternanza dall’astratto al concreto.
Come sostiene Marco Buccolo:
«La danza veste quest’opera di gestualità, la rende comunicazione esplicita, visuale, e anche implicita, cioè rituale. In questo senso Bolero è ipnotico. La scelta di Ravel di comporre su elementi così minimi, essenziali, primordiali, porta immediatamente la sensazione di ascolto ad un campo che sfugge alla reazione cosciente, non diversamente da situazioni in cui vengono adottati altri ritmi con la stessa funzione».
In questa prospettiva concludiamo quindi con una citazione di Marius Schneider:
«Il ritmo musicale non è un fenomeno puramente intellettuale, bensì una forza psicofisica che trasforma i movimenti corporali in esperienza psichica e, viceversa, fornisce un contrappeso corporale alla sensibilità spirituale. Luomo stesso è oggetto del proprio ascolto. Ma ciò che conta è il modo con cui ascolta: se cioè si lascia afferrare da ciò che ascolta, oppure se si lascia soltanto sfiorare da esso. Lostacolo più grave allinfluenza del ritmo è frapposto dalla nostra mente troppo analitica, a cui va imputata la definizione, inadeguata e addirittura falsa, secondo cui il ritmo è ladivisione aritmetica del tempo».

Emma Scialfa