Presentazione CONTEMPORANEO SENSIBILE a Enna
Il CONTEMPORANEO non dovrebbe essere uno stile”, un genere e tanto meno una estetica.
Per teatro contemporaneo o danza contemporanea è abitudine riferirsi ad una creazione che propone linguaggi innovativi e in quanto tali “nuovi”, altri e oltre a quelli precedenti. Nel percepire diffuso, contemporaneo assume anche altre valenze: è sinonimo di incertezza e di difficile comprensione - per chi non lo conosce o l’osteggia, di autentica e rinnovata vitalità per i sostenitori. Sta di fatto che la creazione contemporanea trova grande difficoltà nel panorama culturale nostrano, a essere accettata e prodotta innanzitutto, ospitata e promozionata poi.
Le conseguenze di questa difficoltà sono misurabili in termini di frattura culturale non solo generazionale ( per cui esiste una cultura dei giovani - contemporanea ed una dei vecchi), ma soprattutto in riferimento alla cultura “popolare” in senso ampio e identificativo di un territorio: il contemporaneo viene esercitato e circoscritto nelle grandi aree urbane che segnano mode e tendenze di un Paese, ma non lo rappresentano nell’interezza. In questo senso la “frattura”. La questione non può districarsi nella breve di una presentazione, ci preme evidenziare il punto di partenza del progetto che, quest’anno, assume il sottotitolo SENSIBILE CONTEMPORANEO. Le schiere dei diffidenti e quelle dei sostenitori, ora militanti ora svogliati osservatori, dovrebbero intendere la necessità di una riflessione e comprendere che nel mentre si espande una sensazione di assenza , di vuoto in cui c’è posto solo per la malinconia di un passato - forse neanche vissuto, e l’aspettativa negata di un futuro incerto e comunque parziale.
Riarmarsi della volontà a rileggere e interpretare il contemporaneo è lo scopo del progetto che, attraverso il lavoro di molti restituisce forma e significato al presente, lo rende vivo e quindi sensibile. La finalità di una pari dignità tra linguaggi ed espressioni della stessa comunità è il risultato augurato. La questione è andare oltre all’idea di minoranza, di “nicchia” – culturale, sociale o artistica per definire e tollerare un qualcosa che è la naturale e inderogabile espressione del vivere presente.